mercoledì 23 marzo 2011

Commento lezione I 2011

Oggetto della discordia nella mitologia pagana e del peccato nel Vecchio Testamento, la mela diviene con Alvin Toffler l’oggetto per comprendere la nostra epoca: l’epoca dell’informazione. La mela non è che il risultato di un processo che iniziò (come ci hanno insegnato alle elementari) con la caduta casuale di un seme nel terreno e che , facendola molto semplice, portò alla nascita dell’agricoltura e la fine del nomadismo umano.

Per produrre una mela entrano così in gioco alcuni concetti, LA TERRA, LAVORO e l’INFORMAZIONE che in questa fase storica, quella agricola appunto, ha pressocchè nessuna importanza. Dalle piccole comunità agricole di 10000 anni fa, si passa ai grandi possedimenti terrieri e la terra diviene il bene che struttura l’economia,

Così nel 1800, dopo quasi dodici millenni di ancient regime, avviene l’ affermazione sociale della borghesia e con se l’inizio dell’era della MACCHINA. Le scoperte scientifiche e il processo industriale fanno sì che la manodopera umana perda di valore; la fabbrica è ora il bene che governa l’economia, ai nobili possidenti terrieri si sostituiscono gli industriali. La generazione della “seconda” mela porta con se una crescita dell’informazione dovuta alla minore importanza della terra e della manodopera a favore di un lavoro indirizzato a nuovi settori.

La nostra mela è la “terza”, e lo è più o meno dalla fine della seconda Guerra mondiale. La nostra epoca è quella del terzo avanzamento della storia umana, “LA TERZA ONDATA” come la chiama Toffler è l’era dell’informazione.

Il processo produttivo della “terza mela” è quasi totalmente espresso nell’informazione e risponde sempre più alle richieste dell’utente che da “consumer” diviene “presumer”.

Ora, pensando ad entrambe le epoche che hanno generato le prime due mele possiamo immaginarci un paesaggio ben definito: il campo, il grande terreno arato piuttosto che la fabbrica, le vie buie dei racconti di Dickens, etc… ma quale è il paesaggio della nostra epoca? Non c’è, l’informazione non ha materialità, in qualsiasi luogo possiamo dare e ricevere informazioni.

C’è un “terzo luogo”?

Il paesaggista e teorico francese Gilles Clement definisce fra I principi cardine del suo lavoro “IL TERZO PAESAGGIO” ossia la definizione di un “terreno” residuo, frutto del collasso del paesaggio rurale e di quello industriale. Questi spazi interstiziali e no sono ricchi di biodiversità e destinati ad uno sviluppo spontaneo compongono, secondo Clement, “IL GIARDINO PLANETARIO”, dove tutto è interdipendente, uomini, animali e natura e dove ogni gesto si ripercuote nell’armonia e nella dissonanza dell’insieme...



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