giovedì 24 marzo 2011

Commento lezione III 2011-sull'interattività


Già nel 1986 Toyo Ito eresse la sua “cattedrale” moderna, trasformando una vecchia torre dell’acqua nella città di Yokohama. Così una anonima costruzione di una ventina di metri veniva trasformata in un forte segno urbano capace di interagire con la città 24 ore al giorno. La luce, qui completamente epurata del suo valore funzionale ed “igienico” che aveva nell’era della macchina diviene l’elemento fondamentale di questo edificio. Giorno o notte non sono più scanditi dalle logiche lavorative, non hanno più gerarchie: il tessuto della città è vivo a qualsiasi ora e questa architettura di luce ne era la testimonianza. Superfici riflettenti e due COMPUTER erano in grado di gestire l’irradiazione luminosa delle sorgenti,analizzando ed interpretando le condizioni atmosferiche, la velocità del vento , etc… L’edifio reagisce, pulsa come il mondo con cui si relaziona, in continua trasformazione.

Dalla città, concepita come scenario con il quale relazionarsi in maniera interattiva, con il tempo il protagonista della relazione è diventato l’individuo. L’individuo con la sua soggettività e carico emotivo è ciò con cui si relaziona l’architettura di questa epoca. Tutto ciò può essere architettura. Lo spazio che abbiamo intorno può muoversi ? Conoscerci? O addirittura pensare a noi?

Il titolo del progetto fa riferimento a 'Hylozoism', l'antica credenza che in tutta la materia ci sia vita. Hylozoic Ground offre la visione di una nuova architettura in grado di interagire. L'ambiente Hylozoic a terra può essere descritto come un geotessile sospeso che si espande progressivamente su un terreno ibrido con stomoli provenienti da suoi dintorni. L'intelligenza delle macchine consente l'interazione umana per far scattare la respirazione, la deglutizione e scambi metabolici. Aria, umidità vengono pompate sino alla dispersione della materia organica attraverso le membrane filtranti Hylozoic. Sebbene in forma di istallazione temporanea queste tecnologie formano un filtro interattivo intorno a noi e reagiscono verso di noi come individui.Qui il video


mercoledì 23 marzo 2011

Commento lezione I 2011

Oggetto della discordia nella mitologia pagana e del peccato nel Vecchio Testamento, la mela diviene con Alvin Toffler l’oggetto per comprendere la nostra epoca: l’epoca dell’informazione. La mela non è che il risultato di un processo che iniziò (come ci hanno insegnato alle elementari) con la caduta casuale di un seme nel terreno e che , facendola molto semplice, portò alla nascita dell’agricoltura e la fine del nomadismo umano.

Per produrre una mela entrano così in gioco alcuni concetti, LA TERRA, LAVORO e l’INFORMAZIONE che in questa fase storica, quella agricola appunto, ha pressocchè nessuna importanza. Dalle piccole comunità agricole di 10000 anni fa, si passa ai grandi possedimenti terrieri e la terra diviene il bene che struttura l’economia,

Così nel 1800, dopo quasi dodici millenni di ancient regime, avviene l’ affermazione sociale della borghesia e con se l’inizio dell’era della MACCHINA. Le scoperte scientifiche e il processo industriale fanno sì che la manodopera umana perda di valore; la fabbrica è ora il bene che governa l’economia, ai nobili possidenti terrieri si sostituiscono gli industriali. La generazione della “seconda” mela porta con se una crescita dell’informazione dovuta alla minore importanza della terra e della manodopera a favore di un lavoro indirizzato a nuovi settori.

La nostra mela è la “terza”, e lo è più o meno dalla fine della seconda Guerra mondiale. La nostra epoca è quella del terzo avanzamento della storia umana, “LA TERZA ONDATA” come la chiama Toffler è l’era dell’informazione.

Il processo produttivo della “terza mela” è quasi totalmente espresso nell’informazione e risponde sempre più alle richieste dell’utente che da “consumer” diviene “presumer”.

Ora, pensando ad entrambe le epoche che hanno generato le prime due mele possiamo immaginarci un paesaggio ben definito: il campo, il grande terreno arato piuttosto che la fabbrica, le vie buie dei racconti di Dickens, etc… ma quale è il paesaggio della nostra epoca? Non c’è, l’informazione non ha materialità, in qualsiasi luogo possiamo dare e ricevere informazioni.

C’è un “terzo luogo”?

Il paesaggista e teorico francese Gilles Clement definisce fra I principi cardine del suo lavoro “IL TERZO PAESAGGIO” ossia la definizione di un “terreno” residuo, frutto del collasso del paesaggio rurale e di quello industriale. Questi spazi interstiziali e no sono ricchi di biodiversità e destinati ad uno sviluppo spontaneo compongono, secondo Clement, “IL GIARDINO PLANETARIO”, dove tutto è interdipendente, uomini, animali e natura e dove ogni gesto si ripercuote nell’armonia e nella dissonanza dell’insieme...