mercoledì 27 aprile 2011

Recensione di "Odissea Digitale- un viaggio nel Mediterraneo"




"Odissea Digitale- un viaggio nel Mediterraneo" Ian+, Universale di architettura, La rivoluzione informatica, Testo e Immagine s.r.l. 2004

Cosa ha comportato l’incontro tra il digitale e l’architettura del Mediterraneo, quale è stata la reazione dei progettisti dell’Europa meridionale in questa fase storica, come l’information technology ha cambiato la rete di relazioni sociali, culturali ed economiche vecchia di millenni., una rete che si è sempre strutturata su una “navigazione” fisica e no, reale ed irreale, il Mediterraneo.

Un network di relazioni così antico non può che aver lasciato un imprinting comune molto radicato nel territorio e negli individui, e soprattutto nel sistema interattivo che li lega. Dalle diverse lingue, provenienti dalla stessa radice ma ibridate da processi di sovrapposizione storica, al legame con il mare, (“viviamo intorno ad un mare come rane intorno ad uno stagno” disse Socrate) fino alla profonda connessione con il territorio, scenario delle azioni antropiche.

Azioni che lasciano la terraferma , vettori che uniscono sponde e culture diverse sottoforma di rotte commerciali, campagne militari, migrazioni di ogni genere e di ogni epoca, informazioni. Un sincretismo culturale unico che ha portato alla formazione di città multietniche già molto prima che venisse coniato il termine e che ora vede nell’informazione il veicolo permette la conoscenza , interpreta i diversi layers e rappresenta “l’eredità di un territorio” e delle creature che hanno interagito con esso.

Con il retaggio spirituale con cui i Greci costruivano edifici sacri o gli Etruschi si rapportavano con il suolo, passando per villa Malaparte, gli architetti mediterranei contemporanei concepiscono la nuova urbanità con la forma della “Multicittà”, un ipertesto di sistemi in trasformazione ed in movimento, metamorfosi che nasce dai processi dinamici che assumono lo stesso valore del risultato,

attivando la logica regressiva della finestra digitale.La ricerca di codificare e di interpretare questa infinità di processi, siano essi reali, immaginari o iperreali avviene con la tecnica del collage e del Mapping , trova nei vuoti della mappa esistente un livello di intercomunicazione, individua zone ed interzone in cerca di un “EQUILIBRIO ATTIVO”.

Si introduce così il concetto di NEW ECOLOGY e di architettura come supporto di un “sistema di vita” che tutela il rinnovamento urbanistico e si basa sulle azioni. L’interzona è un tessuto in grado di regredire e cambiare totalmente la sua vocazione, adattandosi e seguendo il principio di AUTORGANIZZAZIONE.

L’edificio diviene uno spazio composto di diversi corpi che insieme compongono una totalità che, come insegna il “metodo della campionatura” continuano ad essere suscettibili ad ogni possibilità trasformativa (come i bit di un campionatore), Un collage infinito di dati da decontestualizzare e ricontestualizzare, frammenti in movimento di una memoria che trova le sue origini nel mito omerico e la sua espressione contemporanea nella autogenenerazione dello spazio, in grado di assorbire, come dice Francoise Roche, sulla sua stessa carne le trasformazioni future dell’edificio che è connessione biologica tra uomo e natura.

Difficile giudicare “chi tra i nuovi architetti digitali del Mediterraneo sia la nostra Penelope che tesse il giorno e sfila la notte, chi il proce occupatore, chi il mostro con un occhio solo, etc…” più facile è rivedere nelle loro architetture quella sovrapposizione di paesaggi ed azioni che si portano dentro , dalla pietra gigantesca che solo Polifemo poteva spostare per chiudere la sua spelonca fino al talamo nuziale di Odisseo e Penelope che il laertide intagliò in un imponente ulivo ancora radicato nel terreno della sua amata Itaca e intorno al quale costruì la sua casa.

“Dentro il recinto un olivo sorgeva di fronde

fitte,fiorente:sembrava il suo tronco

una grossa colonna:intorno ad esso il talamo feci

con pietre connesse,e lo coprii di buon tetto,

porte ben salde vi posi con forti battenti.

Quindi la chioma recisi allolivo frondoso,

ne sgrossai su dal ceppo parte del tronco,

lo piallai tutto intorno col bronzo

attento e con arte,lo feci diritto

a filo di squadra;per tanto un piede ne feci

di letto,e tutto forai col trivello;

il letto poi incominciai,finchè lo finii”

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